Coronavirus e donne vittime di violenza: "Il supporto non si ferma"
24-03-2020 09:49 - CENTRO ANTIVIOLENZA
Carrara, 24 marzo 2020 - “Donne vittime di violenza: ci siamo, contattateci”. L'appello lanciato da Francesca Menconi, la quale mette in evidenza una situazione preoccupante: le donne vittima di violenza ora sono costrette in casa con il loro aguzzino a causa del Coronavirus, ma una speranza c'è sempre. Il Centro italiano femminile è un'associazione di volontariato per i servizi alla persona del sistema sociale integrato. Nel 2009 istituisce il servizio antiviolenza e attiva la reperibilità h24 sempre per violenza di genere, verde 800 592744.
“Nel 2019 sono stati 95 le donne – spiega – che si sono presentate al centro in richiesta di supporto e 85 quelle che avevano fatto un primo accesso negli anni precedenti. Con un totale di più di mille chiamate ricevute e più di 900 colloqui effettuati. Attualmente abbiamo in essere il progetto Dafne 3 con Fondazione Marcegaglia che prevede 60 ore di formazione per le operatrici e le consulenti del Cav e il supporto al reinserimento lavorativo in ambito di orticoltura e olivicoltura. Inoltre Opus Vitis segue le donne nella pratica dell'orticoltura, potatura, raccolta e conservazione dei prodotti. Inoltre ha dato corso al progetto Centroservizi antiviolenza e di promozione del rispetto, libertà e autonomia grazie al contributo della Regione con la collaborazione dei Comuni di carrara, Massa e Montignoso. Il progetto prevede una serie di servizi al fine di favorire l'uguaglianza di genere di tutte le donne e le ragazze, il ridurre le ineguaglianze nonché promuovere azioni volte ai bisogni dell'infanzia, alle disabilità e alla parità di genere in ambienti dedicati all'apprendimento che siano sicuri, non violenti e inclusivi per tutti e tutte in un'ottica di rafforzamento delle reti associative. C'è poi il Progetto uomini responsabili rivolto agli autori di atti di violenza domestica, per incoraggiarli ad adottare comportamenti non violenti nelle relazioni interpersonali”.
Il Cif opera in sinergia con Prefettura, comuni di Carrara, Massa e Montignoso, Tribunale e procura, le forze dell'ordine, l'Asl. “Purtroppo attualmente i progetti di reinserimento lavorativo hanno avuto uno stop non essendo possibile per le donne raggiungere gli orti e gli oliveti che avevano in cura. Il servizio Cav ha avuto un forte rallentamento. Lo stare a casa rende estremamente difficile alle donne comunicare con le operatrici, poter usufruire dei servizi di consulenza legale e supporto nelle denunce. Nello stesso periodo degli anni passati avevamo una media di più di una ventina di donne in primo accesso, effettuato più di duecento colloqui, una quarantina di consulenze legali e supporto a una decina di esposti e denunce. Quest'anno i numeri sono di tutt'altra preoccupante natura e siamo convinte che non sia perché si sia placata la violenza, anzi, ma che dipenda dall'estrema difficolta di comunicarla e farla emergere”.
Quante sono le chiamate attuali? “Pochissime, ci prodighiamo con appelli via social per far presente che il servizio è sempre attivo, che siamo contattabili, che non sono sole. Ci teniamo in contatto con le donne che sappiamo non essere conviventi con il maltrattante. Ci rapportiamo con l'assistente sociale di riferimento e con le forze dell'ordine. Le nostre preoccupazioni sono che le violenze perdurino e che siano ancora, se possibile, più dolorose, perché senza supporto”. Il servizio però va avanti: “Il servizio è attivo al numero 800 592 744 anche da cellulare, al 345 7975 099 anche via Whatsapp, alla mail: cavcarrara@cifcarrara.net nonché sulle pagine Facebook e Instagram come Cif Carrara. Ricordiamo inoltre il numero nazionale di pubblica utilità 1522. Diciamo che ci siamo, che siamo in grado di inserire in case rifugio le donne che ne abbiano necessità, grazie al contatto con la Regione”
Fonte: La Nazione 24.03.2020
“Nel 2019 sono stati 95 le donne – spiega – che si sono presentate al centro in richiesta di supporto e 85 quelle che avevano fatto un primo accesso negli anni precedenti. Con un totale di più di mille chiamate ricevute e più di 900 colloqui effettuati. Attualmente abbiamo in essere il progetto Dafne 3 con Fondazione Marcegaglia che prevede 60 ore di formazione per le operatrici e le consulenti del Cav e il supporto al reinserimento lavorativo in ambito di orticoltura e olivicoltura. Inoltre Opus Vitis segue le donne nella pratica dell'orticoltura, potatura, raccolta e conservazione dei prodotti. Inoltre ha dato corso al progetto Centroservizi antiviolenza e di promozione del rispetto, libertà e autonomia grazie al contributo della Regione con la collaborazione dei Comuni di carrara, Massa e Montignoso. Il progetto prevede una serie di servizi al fine di favorire l'uguaglianza di genere di tutte le donne e le ragazze, il ridurre le ineguaglianze nonché promuovere azioni volte ai bisogni dell'infanzia, alle disabilità e alla parità di genere in ambienti dedicati all'apprendimento che siano sicuri, non violenti e inclusivi per tutti e tutte in un'ottica di rafforzamento delle reti associative. C'è poi il Progetto uomini responsabili rivolto agli autori di atti di violenza domestica, per incoraggiarli ad adottare comportamenti non violenti nelle relazioni interpersonali”.
Il Cif opera in sinergia con Prefettura, comuni di Carrara, Massa e Montignoso, Tribunale e procura, le forze dell'ordine, l'Asl. “Purtroppo attualmente i progetti di reinserimento lavorativo hanno avuto uno stop non essendo possibile per le donne raggiungere gli orti e gli oliveti che avevano in cura. Il servizio Cav ha avuto un forte rallentamento. Lo stare a casa rende estremamente difficile alle donne comunicare con le operatrici, poter usufruire dei servizi di consulenza legale e supporto nelle denunce. Nello stesso periodo degli anni passati avevamo una media di più di una ventina di donne in primo accesso, effettuato più di duecento colloqui, una quarantina di consulenze legali e supporto a una decina di esposti e denunce. Quest'anno i numeri sono di tutt'altra preoccupante natura e siamo convinte che non sia perché si sia placata la violenza, anzi, ma che dipenda dall'estrema difficolta di comunicarla e farla emergere”.
Quante sono le chiamate attuali? “Pochissime, ci prodighiamo con appelli via social per far presente che il servizio è sempre attivo, che siamo contattabili, che non sono sole. Ci teniamo in contatto con le donne che sappiamo non essere conviventi con il maltrattante. Ci rapportiamo con l'assistente sociale di riferimento e con le forze dell'ordine. Le nostre preoccupazioni sono che le violenze perdurino e che siano ancora, se possibile, più dolorose, perché senza supporto”. Il servizio però va avanti: “Il servizio è attivo al numero 800 592 744 anche da cellulare, al 345 7975 099 anche via Whatsapp, alla mail: cavcarrara@cifcarrara.net nonché sulle pagine Facebook e Instagram come Cif Carrara. Ricordiamo inoltre il numero nazionale di pubblica utilità 1522. Diciamo che ci siamo, che siamo in grado di inserire in case rifugio le donne che ne abbiano necessità, grazie al contatto con la Regione”
Fonte: La Nazione 24.03.2020